LOVE. L’arte contemporanea incontra l’amore

Un racconto sulla più profonda forma di arte: l’amore. 

Devo ammetterlo, ultimamente Instagram è diventato un portento, il mio punto di riferimento per scoprire nuovi locali in città, eventi alla moda, designer indipendenti, mostre e tante altre cose bellissime che vengono immortalate in post colorati, il cui “like” ha sostituito gli appunti e le note segnate in agenda, da non dimenticare. E infatti, avevo già adocchiato il “LOVE”, la scultura a quattro lettere che ha spopolato lungo le strade di New York, proprio su un post di Instagram, per poi rimanere delusa scoprendo che la mostra era in Italia, sì, ma al Chiostro del Bramante, a Roma. 

Quando qualche mese dopo, fortunatamente, una foto simile ha ricatturato la mia attenzione, e approfondendo ho scoperto che questa volta la stessa mostra LOVE. L’arte contemporanea incontra l’amore era a Milano, ho contattato subito Marzia, la mia accompagnatrice ufficiale di mostre, e insieme ci siamo precipitate.

Bene, sabato mi sono innamorata 39 volte, una per ogni opera esposta al Museo della Permanente. Non esagero. Questa mostra è stata davvero una delle migliori viste finora, e ve la voglio raccontare.

“LOVE. L’arte contemporanea incontra l’amore” è un percorso interattivo, un racconto sull’amore, una narrazione completa, sincera e coinvolgente su una delle esperienze più belle della vita, quel sentimento che come dice Faber,

“quando sceglie di arrivare, è un accento di colore, che cade e cambia il senso delle cose”.

Quella sensazione che ci avvolge senza che ce ne accorgiamo, che ci assorbe totalmente senza chiederci il permesso, che non sappiamo descrivere, ne riconoscere, se non nell’aumento del battito cardiaco o in quegli strani movimenti viscerali che a volte ci mettono in soggezione. Quel momento della vita in cui ci è più difficile essere seri ed oggettivi, perché tutto profuma di bellezza, serenità e spensieratezza. L’amore, quella specie di droga che tutti noi vorremmo provare almeno una volta nella vita, che potrà farci bene o male, a seconda delle situazioni, che ci fa andare oltre, che ci fa vivere, quando ci dimentichiamo anche di mangiare e tutto sa solo di cose belle.

L’amore colpisce tutti, eppure mai in modo uguale. Spesso, ad nuovo amore ci accorgiamo che quello precedente non era tale, che ci eravamo sbagliati e che esistono cose più profonde di quel sentimento che credevamo unico e intramontabile allora. Altre volte succede di rendersi conto che nessun altro potrà mai eguagliare il grande amore del passato, e dobbiamo in qualche modo farcene una ragione. É sempre diverso, e quando arriva ci riempie di energia per poi svuotarci le viscere appena si allontana. Esatto, sì, perché se non ricambiato, ci fa soffrire, colare il trucco e singhiozzare, disperare, pregare, perdere il proprio orgoglio, oltre che qualche chilo. E poi ci aiuta il tempo, se si è pazienti, a tornare in noi, farcene una ragione e recuperare tutta l’energia persa, per ricominciare più forti, belli e sicuri di prima. C’è chi la considera una sfida, una delle prove a cui ci sottopone la vita, e che forse ci aiuta a crescere. 

Ecco: attraverso quadri, sculture, istallazioni e filmati selezionati con precisione da Danilo Escher, curatore della mostra,  “LOVE” racconta tutto dell’amore, ce lo mostra nella sua purezza e genuinità, senza sbagliare.

Mediante le opere di artisti come Vanessa Beecroft, Gilbert and George, Andy Warhol, Nathalie Djurberg e Robert Indiana, l’esposizione analizza nelle sue minime sfaccettature quel sentimento profondo, complesso e universale, come dichiara la scultura di Marc Quinn, dove ad abbracciarsi sono due figure umane prive degli arti superiori, ma legate da qualcosa di profondo, sincero e totalizzante.

love_15Marc Quinn.

E così alcuni degli artisti più importanti dell’arte moderna e contemporanea, ci raccontano l’amore in tutte le sue sfumature, dall’infatuazione iniziale, alla passione coinvolgente, che gradualmente si dissolve per lasciare spazio alla routine, alla noia, alle difficoltà di coppia, e giungere alla rottura, al disprezzo, all’odio e alla violenza, sopraffazione e crudeltà, come riesce a spiegare bene il video “Love” di Tracey Moffatt.

Salendo le scale, una volta oltrepassato il vasto atrio bianco in entrata, siamo accompagnati da frasi e citazioni divertenti e colte, sulle quali riflettere. Una dice:

“Per dare un bacio si impiegano 14 muscoli labiali e fino ad altri 40, tra testa e collo. Un bacio richiede inoltre il coordinamento di 146 muscoli tra cui 34 facciali e 112 posturali. Potreste proporre ai vostri ospiti di iniziare ad indovinarne qualcuno”.

Ma voi lo sapevate?

love_1
Accanto a un divertente divano a forma di labbra, ci sono fumetti e selfie-stick a disposizione per divertirsi con qualche foto, in libertà e spensieratezza senza che nessuno dica nulla. 

Ad accompagnarci durante la visita, non è la voce monotona e registrata di un’audio-guida, ma uno di quattro simpatici personaggi a scelta che raccontano la storia mediante simpatiche digressioni relative alle loro esperienze personali: Coco Chanel, John Fitzgerald Kennedy, David Bowie, Amy Winehouse. E per i più piccoli Lilli e Biagio.
Il percorso inizia con le famose scritte “Amor” e “Love” di Robert Indiana, che hanno colorato le strade di New York, a pochi passi dal MoMA, e che continuano a rappresentare un’icona forte e suggestiva, nonostante risalga agli inizi degli anni ‘60.
love_4Robert Indiana.
love_5
Robert Indiana.
love_8
Robert Indiana.
Camminiamo su morbida moquette rossa, attraversiamo tende di velluto scure che nascondono video e ci proiettano in mondi passati. Tra le prime opere vediamo, “One Multicoloured Marilyn” (Reversal Series) di Andy Warhol.
love_6
 Andy Warhol.
love_7
Da sinistra: Tom Wassermann, Robert Indiana, Gilbert & George.
Proseguendo incontriamo “Coração Independente Vermelho” #3 (PA) di Joana Vasconcelos, un cuore rosso composto da posate di plastica, che pende dal soffitto, interagendo con le fotografie di Vanessa Beecroft, e avvolto nel canto di Amalia Rodriguez, la cui voce si diffonde tra le stanze del Museo.
love_10
Joana Vasconcelos
Sono affascinantii anche le scritte al neon di Tracey Emin, che recitano silenziosamente, “You Saved Me”, “Those Who Suffer Love”, “My Forgotten Love”.
love_14Tracey Emin.
love_12
Tracey Emin.
love_13
Tracey Emin.

Nell’ultima sala del Museo, a sorpresa, sono esposti i lavori in bianco e nero dell’artista giapponese Yayoi Kusama, e già solo questo basta a rendere onore alla mostra. 

love_20
 Yayoi Kusama.
E poi l’ultima opera, quella lasciata dai visitatori, una vera e propria mostra nella mostra, fatta di disegni a matita, a pennarello, citazioni e poesie, canzoni, che formano un’opera collettiva e in divenire, realizzata da mani diverse, probabilmente inesperte, ma che riescono a generare qualcosa di profondo ed emozionale. Alcune frasi sono incomplete, restano a metà per agevolare e ispirare anche i visitatori più introversi, a sfogare le proprie emozioni e frustrazioni.
love_17
Danilo Eccher ci racconta l’amore attraverso un allestimento originale, interattivo e ironico, ma soprattutto emotivo, che vale la pena di andare a vedere.
Nel frattempo io sono arrivata a casa e aprendo la pagina di Facebook ho scoperto una poesia di Frida Kahlo sull’amore:  la conclusione perfetta per la mia giornata. 

Ti meriti un amore

Ti meriti un amore che ti voglia
spettinata,

con tutto e le ragioni che ti fanno
alzare in fretta,

con tutto e i demoni che non ti
lasciano dormire.Ti meriti un amore che ti faccia
sentire sicura,
in grado di mangiarsi il mondo
quando cammina accanto a te,

che senta che i tuoi abbracci sono
perfetti per la sua pelle.

Ti meriti un amore che voglia ballare
con te,

che trovi il paradiso ogni volta che
guarda nei tuoi occhi,

che non si annoi mai di leggere le
tue espressioni.

Ti meriti un amore che ti ascolti
quando canti,

che ti appoggi quando fai la ridicola,
che rispetti il tuo essere libera,

che ti accompagni nel tuo volo,
che non abbia paura di cadere.

Ti meriti un amore che ti spazzi via le
bugie
che ti porti il sogno,
il caffè
e la poesia.”

 • Frida Kahlo

Say Something