Sarah Lucas, la trasgressiva artista londinese, arriva finalmente a Milano.
Una toccata e fuga, una mostra personale della durata di un weekend. Meglio affrettarsi e approfittare.
Dopo aver rappresentato la Gran Bretagna a Venezia per la 56 Biennale, Sarah Lucas torna in Italia, questa volta a Milano, con un’intervento site-specific trasgressivo ed originale: Innamemorabiliambumbum, si chiama così la mostra personale di Sarah Lucas, curata per la Fondazione Trussardi da Massimiliano Gioni e Vincenzo De Bellis in occasione di Miart 2016.
Grazie all’operazione artistica della Lucas, le stanze dell’Albergo Diurno in Porta Venezia prendono vita.
Chiuso dal 2006 infatti, l’Albergo Diurno riapre i suoi ambienti al pubblico in occasione di Miart 2016, offrendosi come location suggestiva per l’ambientazione delle sculture difformi dell’artista inglese che riflette sulle rappresentazioni del corpo e sui relativi stereotipi di cui ancora si nutre la nostra società.
Oltre ad essere suggestiva, la location è anche trasgressiva, tanto quanto lo è l’operazione site-specific che Sarah Lucas sceglie di realizzare all’interno dei sotterranei deserti e fatiscenti di Piazza Oberdan.
L’arte di Sarah Lucas sorprende, inquieta, spaventa.
É trasgressiva, critica, provocatoria.
Sconvolge. Coinvolge.
Si accede all’Albergo Diurno da una scala posta su di un lato della piazza. Scendendo si percepisce gradualmente l’umidità delle stanze sotterranee, chiuse da tempo, scure e un po’ polverose. Lungo il corridoio che porta al salone centrale, si aprono porte in legno che nascondono docce, vasche da bagno logorate dal tempo e specchi opachi dove i volti si riflettono sfocati. Di tanto in tanto una scultura trova la propria perfetta ambientazione in una di esse. E così, gabinetti trasparenti illuminati da luci al neon si nascondono dietro griglie leggere, colate di vernice rosa inondano il pavimento, calze in nylon pendono dalle pareti. Le opere difformi di Sarah Lucas si trovano a proprio agio all’interno della location integra e negletta degli anni Venti.
Dopo essere state chiuse nel 2006, le stanze dell’Albergo Diurno riaprono al pubblico grazie all’intervento del FAI e della Delegazione FAI di Milano impegnato in un progetto di ristrutturazione e riabilitazione delle stanze finora deserte e abbandonate. Questo spazio pubblico realizzato da Portaluppi e aperto al pubblico nel 1926, era dedicato alla cura e alla pulizia del corpo, offriva bagni, letti per riposare, servizi di manicure e pedicure, barbieri e parrucchieri, ma anche telefoni pubblici, lavanderia, deposito bagagli e ufficio postale. E il tutto al prezzo di poche lire (come si legge ancora sulle pareti del salone centrale).
Muovendosi tra le stanze abbandonate, osservandone i caratteri, scoprendo le opere della Lucas sembrerebbe che il tempo si fosse fermato, lasciando che tutto rimanesse intatto, tale e quale a quei lontani anni Venti in cui l’Albergo Diurno era alla portata di tutti. Con l’intervento di Sarah Lucas, gli arredi, i decori e le ceramiche originali riprendono vigore, mantenendo i loro caratteri originali, e partecipando attivamente alla riuscita dell’opera artistica. Accanto alla scultura, si aggiungono interventi sonori, performance musicali e video che approfondiscono ulteriormente il leitmotiv dell’opera: il corpo umano.
All’interno dell’Albergo Diurno, un mondo tanto affascinate quanto inquietante al tempo stesso, Sarah Lucas ricrea un teatro ambiguo e inquietante dove materiali e oggetti comuni rivelano desideri nascosti e repressi. Svela tabù e attitudini sessiste attraverso sculture aggressive.
Nulla è delicato, ne segreto.
Tutto è svelato e da svelare.
Il suo intervento site-specific trova la sua perfetta ambientazione nei locali dell’Albergo Diurno, interagendo alla perfezione con i caratteri di una delle strutture architettoniche più significative e caratteristiche del ventesimo secolo.